B&B, partita IVA e dintorni

Regime fiscale di un bed and breakfast

B&B, partita IVA e dintorni

A lungo si è dibattuto su quale sia il regime fiscale da adottare in caso di apertura di un bed and breakfast: facciamo un po' di chiarezza e vediamo insieme cosa dice la normativa attualmente in vigore sul territorio italiano.

Gestire un b&b è un'attività imprenditoriale o no?
Di regola, no; tuttavia, la regolamentazione può cambiare da regione a regione ma la sostanza non cambia: i proprietari di bed & breakfast sono esentati dall'obbligo di partita IVA. Tuttavia, mentre per alcune regioni italiane la gestione di un b&b non viene considerata una vera e propria impresa, e pertanto non necessita dell'apertura di una partita IVA, in altre tale attività può essere ritenuta imprenditoriale e può dunque prevedere anche l'inserimento alla Camera di Commercio e al Registro delle Imprese.

Questo vuol dire che chi apre un b&b è esentato dal pagamento delle tasse?
Assolutamente no: è previsto un regime agevolato per il quale il titolare della struttura è semplicemente tenuto ad annotare in un apposito registro le ricevute dei compensi ottenuti; questi saranno tassati al netto delle spese di gestione documentate e verranno considerati come “redditi diversi” in quanto derivanti da un'attività non abituale ma saltuaria.

Quindi, in parole povere, chi gestisce un bed & breakfast è esentato dall'aprire una partita IVA, a patto che la sua attività abbia carattere saltuario e vi sia l'assenza di mezzi organizzati. Non solo: la normativa vigente prevede che l'abitazione adibita a b&b debba contenere un numero di stanze e di posti letto non superiore a quello previsto per legge; in aggiunta, il proprietario dell'attività deve risiedere all'interno della struttura. Questi requisiti fanno scattare automaticamente il principio della saltuarietà delle prestazioni erogate, e pertanto esonerano il proprietario dall'obbligo di partita IVA.

Attenzione però! Come abbiamo ricordato poc'anzi, i proventi che derivano da questo tipo di attività sono comunque soggetti ad IRPEF, seppur sotto la voce “redditi diversi”. Dichiararli è molto semplice: compilando il modulo Unico Persone Fisiche, nel quadro RL sezione IIA, basta indicare gli importi percepiti al netto delle spese di gestione. Queste, in particolare, possono riguardare l'acquisto di generi alimentari per gli ospiti, il pagamento delle spese di pulizia degli ambienti, bollette e utenze varie. Se i beni acquistati e dichiarati come costi hanno una valenza pluriennale (e, di conseguenza, un valore economico elevato, come per esempio l'acquisto di mobili o cucine), il loro valore può essere scaricato negli anni secondo un piano di ammortamento il cui regolamento è esplicitato nel DM 31/12/1988. Proprio per questo motivo, anche se lo Stato italiano considera saltuaria questa attività, è bene che il proprietario tenga nota di tutti i compensi ricevuti e che conservi fatture e scontrini relativi alle spese sostenute, in modo tale da presentare tutta la documentazione in regola in caso di un accertamento fiscale da parte dell'Agenzia delle Entrate.

Da un punto di vista normativo, ricordiamo infine che la gestione di un bed & breakfast è perfettamente lecita anche all'interno di un condominio. In altre parole, chi vuole aprire questo tipo di attività non è tenuto a chiedere l'autorizzazione al condominio presso il quale il b&b è ubicato, a patto che il regolamento condominiale non escluda a priori questa possibilità.

29 Aprile 2016 | Notizie Utili